Favole

15 Brevi Racconti per Bambini sulla Natura

Data: 24 Febbraio 2021 Categorie: Favole

 

Brevi racconti sulla natura

Rimanendo come ipnotizzati nell’ascoltare un racconto o una favola, i bambini non soltanto vedono alimentare la propria fantasia ma, soprattutto, traggono da esso delle morali e direttive su come affrontare la vita. I 15 brevi racconti per bambini che qui vi proponiamo sono interamente dedicati alla natura e, narrando le avventure di animali, piante, bambini e nuvolette, hanno la capacità di infondere nei più piccoli il rispetto per l’ambiente e per tutti gli esseri viventi.

I brevi racconti per bambini sulla natura sono pronti da stampare gratis e, una volta realizzata in versione cartacea la raccolta, potrete leggerli in compagnia dei vostri figli.

Tutti i racconti da scaricare in PDF

Per stampare i racconti per bambini in maniera semplice e veloce non dovrete fare altro che scegliere di utilizzare la versione in file PDF. È sufficiente cliccare sul link che trovate a seguire per scaricare e stampare in un solo colpo tutti e dieci i brevi racconti:

1. La foglia di ortica

Lisetta va a passeggio in campagna; è felice di raccogliere i fiori che crescono sulle rive, ai bordi della strada. Ha già un bel mazzetto di ranuncoli e margherite. Vuole aggiungere un ramo di foglie con tanti dentini ed allunga la mano, ma la ritira subito perché sente che le foglie pungono e bruciano. Lisetta piange e lascia cadere i fiori che non hanno alcuna colpa: “il fuoco, il fuoco!” strilla la bambina. Non c’è il fuoco; c’è solamente una piantina di ortica che può irritare e arrossare la pelle.

2. Il fiore che aveva sete

Un fiore si trovò una volta vicino ad un campo. Aveva sete e domandò alla radice di aiutarlo. La radice domandò aiuto alla terra vicina: “cara terra dammi un po’ di frescura per il mio fiore”; “mi dispiace, radice, ma non posso darti niente. Anch’io sono secca. Bisognerebbe che il Signore ci mandasse un po’ d’acqua”. Il fiore guardò il cielo e aspettò un poco. Passò una nuvoletta: “Nuvoletta gentile, regalami un po’ d’acqua, ho sete!”. La nuvoletta non si fece pregare e regalò tante gocce di pioggia al fiore assetato. La terra si rinfrescò, la radice pure, e il fiore rialzò la corolla. L’acqua della nuvoletta gentile gli aveva riportato la vita…

3. La piccola foglia nel ruscello

Una foglia se ne sta lassù, sul ramo, vicino al sole. Un giorno… addio all’albero, al ramo, al cielo. Il vento la stacca, la trascina nel ruscello vicino. La voglia va come una piccola barca. Ecco una farfalla posarsi leggermente sulla foglia, forse è stanca perché ha volato troppo sui fiori. La foglia va, portata dall’acqua. Ed anche la farfalla, dalle ali stanche, può fare un bel pezzo di strada, riposata e contenta.

4. La foglia ombrello

Due formiche si rifugiano sotto una larga foglia, staccata dal vento. Aspettano che cessi la pioggia per uscire dal riparo che fa l’ombrello. “Fermatevi pure quanto volete”, pare che dica loro la buona foglia, “Grazie amiche gentile”, sembra che dicano le formiche. Aspetta e aspetta, non piove più. Le formiche escono in fretta per tornare al formicaio ed hanno ancora un pensiero per la foglia gentile che ha fatto loro del bene.

5. Nel pollaio l’uovo

La Rossa è accovacciata nel grosso cesto sotto al pioppo per fare l’uovo. Dopo un momento si alza: coccodè, coccodè, coccodè. Le risponde la voce della Biancona che se ne è andata tutta sola sotto il pagliaio. Arriva anche la Mora dallo stabbietto dei maiali. Ogni gallina cerca il suo angolo solitario per lavorare in pace. Poi si riuniscono cantando, non guardano più l’ovetto bianco che hanno appena fatto. Penserà Concetta, la massaia, a fare un giro, per scovare il nido delle galline birbone. Due anitre dondolone e alcuni pollastrelli passano vicini alle galline che se ne vanno nel grande prato dorato: “imparate amici, tutti dobbiamo fare qualche cosa di buono. Noi abbiamo fatto l’uovo. Coccodè, coccodè…”

6. Il ragno Zampalunga

Sotto il cornicione, vicino alla pianta di lavanda, che conserva anche durante l’inverno le sue foglioline grigio-argento, c’è un bozzolo giallo, morbido come la seta, attaccato alla parete. Che cos’è questo ovino color dell’oro? Il ragno Zampalunga non ha più voglia di tessere le sue ragnatele tutte d’argento e perle. Fa freddo e vuol riposarsi tranquillamente in attesa della primavera. E’ una mamma che prepara, durante l’inverno, una casina calda e sicura per i suoi figlioletti; tanti ragnini piccini. Un bel giorno mamma ragno regalerà tante piccole uova che si apriranno al primo sole per lasciare uscire i piccoli ragni. Allo si aprirà anche il bozzolo d’oro… e tutti i ragnetti se ne andranno per tessere, per filare in pace le ragnatele di fili d’argento. Mamma Zampalunga rimarrà sola sopra al ramo di una pianticella o d’un cespuglio fiorito. Ma sarà contenta pensando ai figlioletti laboriosi che canteranno, con loro lavoro, la dolcezza del risveglio primaverile.

7. È fiorita una rosa

Luigina aveva un vaso, suo, con una pianta di rosa. Il suo giardino era tutto lì, in quel vaso. La bambina lo innaffiava spesso e rimuoveva la terra, piano piano per non far male alle radici. Una mattina trovò fra le foglie un piccolo bocciolo: un cuoricino che si vedeva appena. Il bocciolo si gonfiò, diventò sempre più grosso; un bel giorno si aprì alla carezza dolce del sole, per lasciare uscire tanti petali di seta… Una rosa bellissima si affacciò fra il verde. Luigini fu tanto contenta e guardò il suo fiore con la tenerezza di una mamma.

8. La viola ed il suo profumo

Fata Primavera aveva portato con sé una scatola piena di profumo delicato: “Regalerò questo profumo al fiore più gentile” disse. I fiori di primavera si presentarono uno ad uno. Prima di tutti la primula: “Io sono bella, i miei petali sembrano di seta. A me potresti regalare il tuo profumo…”; Fata Primavera la rimandò ai piedi dell’albero “No, tu non hai bisogno del mio profumo”. Si presentò la pratolina: “Ed io, che sono la regina del prato, non potrei avere il tuo profumo? Guarda i miei petali, guarda il mio cuore d’oro, sembra una piccola stella”, “Anche tu, pratolina, non puoi avere il mio profumo…”. La viola se ne rimase silenziosa e nascosta. La Primavera le si avvicinò e le disse: “E tu, viola, non mi dici niente?” – “Sono contenta di quello che il signore mi ha dato e non chiedo di più” rispose il piccolo fiore.  “Tu viola sei davvero buona e gentile. A te regalerò il mio profumo” esclamò la Primavera e aprì la scatola. La viola ebbe in dono il delicato profumo.

9. Una foglia velenosa

Volete sapere che cosa è capitato ad un’ochetta golosa e disubbidiente? Mentre mamma Oca pensa alle sue faccende Paperina se ne va di corsa verso la pianta dei fiori rosa, decisa ad assaggiare una fogliolina stretta e lunga, anche se la mamma le ha detto che quelle foglie non si devono toccare perché velenose. Paperina stacca la foglia e se la mangia tranquillamente. Alla sera, però, non ha voglia di giocare con le sorelline nel pollaio. Si sente male, non vuole assaggiare il pastone che le hanno preparato. Mamma Oca non sa che cosa pensare; la padrona, però, capisce subito di che cosa si tratta; l’ochetta ha mangiato una foglia velenosa di oleandro. Ci vuole subito un po’ d’olio di ricino. Paperina volta il lungo collo da tutte le parti, ma la padrona la prende decisamente, le apre il grosso becco che sembra una paletta e giù! Paperina guarirà e non mangerà più le foglie di oleandro amare e velenose.

10. La nuvoletta gentile

Una nuvoletta nera, piena d’acqua, se ne andava per il cielo, spinta dal vento. “Dove posso far cadere la mia acqua?” domandò tra sé. Guardò giù sulla terra. Vide in un prato tanti bambini che si divertivano, cantavano e ridevano. “No, non devo far cadere la mia acqua sopra quei bambini, si bagnerebbero e potrebbero prendersi un male. E’ meglio che vada avanti ancora un poco”. La nuvoletta fece un’altra passeggiata. Si fermò e guardò giù. Vide un ruscello che correva tranquillo. “No, il ruscello non ha bisogno della mia acqua, andrò avanti ancora.” Riprese il suo cammino. Si fermò un’altra volta… guardò sulla terra e vide tanti fiorellini con le corolle abbassate… i petali sciupati, i gambi ingialliti. E sentì anche le voci di lamento: “Abbiamo sete, regalaci un po’ d’acqua o nuvoletta!” La nuvola disse tra sé: “Sopra questi fiori posso lasciar cadere la mia acqua. Hanno sete e non aspettano altro”. Difatti la nuvoletta lasciò cadere tante gocce… la pioggia benefica riportò la freschezza e la gioia ai fiori assetati.

11. La volpe e il gatto – Grimm

Un giorno un gatto incontrò la signora volpe nel bosco, e poiché pensava che era saggia, esperta, e che grande era il suo prestigio in società, le rivolse la parola con garbo, dicendo: “Buon giorno, cara signora volpe! Come va? Come state? Come ve la passate in questo periodo di carestia?”. La volpe, piena di sussiego, squadrò il gatto da capo a piedi, e per un bel pezzo fu incerta se rispondergli o no. Infine disse: “Oh tu, misera bestia pezzata, morto di fame, acchiappatopi, che ti viene in mente? Osi domandare come va a me che sono maestra di cento arti!”. Il gatto stava per risponderle con modestia, quando arrivò di corsa un cane bassotto. Quando la volpe lo vide, andò subito a rifugiarsi nella sua tana, mentre il gatto saltò svelto su di un albero, andando ad accomodarsi sulla cima, dove i rami e il fogliame lo nascondevano completamente. Poco dopo giunse il cacciatore e il bassotto fiutò la volpe e la prese. Il gatto, vedendo la scena, gridò: “Ehi, signora volpe! Siete in trappola con le vostre cento arti. Se aveste saputo arrampicarvi come me, avreste avuta salva la vita”.

12. La scimmia e il cammello- Esopo

Quello era un giorno particolarmente importante. Infatti, dalla foresta era partito un invito rivolto ai delegati di ogni specie animale che avrebbero dovuto riunirsi in una assemblea durante la quale si sarebbe discusso di un argomento molto serio. Non mancò proprio nessuno. Il primo a prendere la parola fu il leone, indiscusso Re degli animali. Nel rispettoso silenzio generale egli disse: “Carissimi sudditi, ci siamo riuniti oggi allo scopo di stabilire una pace duratura tra noi, eliminando ogni diverbio e ogni invidia per riuscire così ad affrontare insieme gli eventuali pericoli provocati dall’uomo alla natura”. Il discorso continuò a lungo, sottolineato da applausi di assenso. Erano dunque tutti d’accordo: era necessario unirsi per superare qualsiasi problema.

Al termine dell’assemblea, ogni animale prese parte al grande pranzo organizzato per l’occasione. Ci fu cibo in abbondanza e bevande a volontà. Quando tutti furono sazi e soddisfatti qualcuno chiese alla scimmia, notoriamente allegra e vivace, di allietare la cerimonia con qualche spettacolo divertente. Questa, senza farsi pregare, salì sulla pedana e con agilità e simpatia diede inizio ad un numero spassosissimo ricco di salti acrobatici, capriole e danze. Estasiati gli spettatori applaudirono come non mai, divertiti dall’abilità di quell’insolito comico.

L’unico che rimase in silenzio fu il cammello che, geloso del successo ottenuto dalla scimmia, decise di esibirsi anch’egli sul palco attirando l’attenzione su di sé. Questo buffo animale diede il via ad un balletto goffo e sgraziato. Egli non era affatto agile ne’ divertente. Tra i fischi generali fu così costretto a ritirarsi nascondendosi in un angolo dove ripensò ai buoni propositi di cui si era discusso durante l’assemblea: certo, per restare tutti uniti ed amici egli doveva cominciare ad ingoiare un po’ della propria invidia.

13. I lupi e i cani – Esopo

Era una regione fredda e ostile quella in cui viveva il grande branco del lupo più furbo e intelligente che si fosse mai visto. I suoi simili lo seguivano con rispetto e obbedivano ad ogni suo ordine, timorosi di con tradirlo ben conoscendo la portata della sua forza. Esso era soprannominato “Il Pirata” a causa di quella benda scura che gli copriva l’occhio sinistro perso in chissà quali battaglie.

Molte giovani lupe si erano innamorate di lui, colpite da quel suo fare sicuro e deciso e da quella sua aria sempre un poco malinconica. Ma il lupo non aveva voluto formare una famiglia perché quel suo spirito di avventuriero gli impediva di avere un focolare dove vivere. Ultimamente però, quel vecchio lupo aveva dei problemi. Si trattava del cibo. Purtroppo il gelo dell’inverno aveva fatto fuggire ogni preda e distrutto ogni raccolto facendo scarseggiare il mangiare. Inoltre un feroce branco di cani selvatici si aggirava da quelle parti, rubando e invadendo ogni cosa appartenente ai lupi. Per questo decise di affrontare il comandante dei cani in un’unica e decisiva battaglia al termine della quale il vincitore avrebbe preso pieno possesso di tutto il territorio scacciando il perdente. I cani, muniti di prepotenza e spavalderia, accettarono volentieri il confronto sicuri di sconfiggere gli avversari.

L’esito della battaglia fu invece favorevole per i lupi guidati dall’abilissimo lupo che ormai abituato alla lotta, sferrò un attacco compatto e decisivo. I cani, disordinati e divisi cercarono di difendersi in qualche modo ma persero comunque la guerra fuggendo via sconfitti.

“La migliore arma per vincere qualsiasi battaglia è l’unione!” Spiegò al suo felice branco di lupi. “I cani appartenevano a razze diverse ed era impossibile riuscire a coordinarli. Per questo abbiamo vinto!” Così, in un coro di grida gioiose i lupi riacquistarono la padronanza del loro territorio.

14. Il nibbio che voleva nitrire – Esopo

Il nibbio, durante il primo periodo della sua esistenza, aveva posseduto una voce, certo non bella, ma comunque acuta e decisa. Egli, però, era sempre stato nutrito da una incontenibile invidia di tutto e di tutti. Sapeva di essere imparentato con l’aquila, ma questo, invece di costituire un vanto, non faceva altro che alimentare la sua gelosia: capiva di essere inferiore e si rodeva dalla rabbia per questo. Invidiava gli uccelli variopinti come il pappagallo e il pavone, lodati e vezzeggiati da tutti. Inoltre, si mostrava sprezzante nei riguardi dell’usignolo, dicendo tra sé:

“Sì, ha una bella vocetta ma é troppo delicata e romantica! Roba da donnicciole! Se devo cercare di migliorare la mia voce certamente non prenderò come esempio questo stupido uccello. Io voglio una voce forte, che si imponga sulle altre!”
Era un bel giorno di primavera. Il nibbio se ne stava tranquillamente appollaiato sopra un ramo di faggio, riparato dalle fresche fronde della pianta. Inaspettato, giunse un cavallo accaldato che, cercando un po’ di refrigerio, andò a riposarsi all’ombra dell’albero.

Sdraiandosi con l’intenzione di fare un sonnellino, l’equino, inavvertitamente si punse con un cardo spinoso e, dal dolore, lanciò un lungo e acutissimo nitrito.
“Oh, che meraviglia!” Esclamò il nibbio con entusiasmo. Questa é la voce che andrebbe bene per me: acuta, imponente e inconfondibile!”

Il nibbio cominciò da quel mattino, ad esercitarsi nell’imitazione di quel verso meraviglioso. Provò e riprovò scorticandosi la gola, ma inutilmente. Quando, dopo molti tentativi senza successo, si rassegnò a tornare alla sua voce originale, ebbe una brutta sorpresa: gli era sparita a furia di sforzarla! Cosi dovette accontentarsi di emettere un suono insignificante e rauco per tutta la vita!

15. La cicala e la civetta – Fedro

Nelle profondità del bosco tutte le mattine la cicala infastidiva con schiamazzo assordante la civetta, rapace avvezzo a cibarsi nel buio e a dormire di giorno nel cavo d’un tronco. Implorata perché smettesse, la cicala acutizzò il suo schiamazzo e, di nuovo, ad un’altra preghiera, s’indispose di più. La civetta, appena capì che a nulla l’era giovato e che pure le parole erano inutili, fermò la prepotente con un’ingegnoso stratagemma: “i tuoi canti non mi fanno dormire e pare che derivino da un suono di cetra di Apollo, per questo, desidero bere con te il nettare che di recente Pallade mi ha donato. Vieni se tanto ti sta a cuore, brindiamo!”. La cicala che di sete bruciava, appena capì che la sua voce aveva un valore, cupida volò là verso la civetta. Quest’ultima lasciato il cavo, inseguì la trepidante e la invitò alla morte. Così ciò che in vita non concesse, l’accordò da morta.

Scrivi un commento:

(*) Nome:

(*) Email:

Il tuo sito:

Invia Commento