Tutte le Maschere di Carnevale Italiane: Storia e Immagini
Dopo avervi proposto vari disegni da colorare dedicati alle maschere tradizionali italiane ed ovviamente anche una versione già colorata, quindi pronta da stampare e ritagliare, non poteva di certo mancare sul nostro portale una raccolta dedicata alla storia di tutte le maschere di Carnevale italiane.
Qui avrete infatti modo di scoprire le caratteristiche e peculiarità delle varie maschere, la storia di ognuna risalente al Teatro dell’Arte, alla Commedia, alla tradizione dei burattini ed in alcuni casi addirittura ad epoca romana.
Un piccolo compendio che si dimostrerà davvero utile per illustrare ai bambini la storia di tutte le maschere di Carnevale italiane in vista della festa, accanto alla descrizione di ogni personaggio troverete il relativo disegno che lo ritrae con i caratteristici abiti, che naturalmente potrete stampare in assoluta libertà.
Il libro delle maschere di Carnevale
Se preferite avere in un’unica raccolta tutto il materiale che state per scoprire, accompagnato anche da i disegni da colorare e indovinelli dedicati alle maschere italiane, vi consigliamo di considerare il nostro libro “Alla scoperta delle maschere di Carnevale italiane”.
Storia e immagini delle maschere di Carnevale
Le maschere tradizionali sono riportate in ordine alfabetico, per una più rapida consultazione potrete utilizzare l’indice che segue.
Indice
- Arlecchino
- Balanzone
- Bartoccio
- Brighella
- Burlamacco
- Capitan Spaventa
- Cassandro
- Colombina
- Corallina
- Coviello
- Fagiolino
- Farinella
- Florindo
- Fracanapa
- Frappiglia
- Giacometta
- Gianduja
- Giangurgolo
- Gioppino
- Landzette
- Mamuthones
- Meneghino
- Meo Patacca
- Mezzettino
- Mosciolino
- Pantalone
- Peppe Nappa
- Pierrot
- Pulcinella
- Rosaura
- Rugantino
- Sandrone
- Scaramuccia
- Stenterello
- Tartaglia
- Vulon
- Video su tutte le maschere
Arlecchino
C’era una volta un bambino bergamasco chiamato Arlecchino, viveva in povertà con la sua mamma in una piccola casetta. Per Carnevale la sua scuola organizzò una festa in occasione della quale tutti i bambini dovevano vestirsi in maschera. Le mamme cucirono splendidi vestiti per i propri bambini ma non quella di Arlecchino: non aveva i soldi necessari per comprare la stoffa. Il giorno della festa era ormai prossimo e vedendo Arlecchino così triste, le mamme degli altri scolari decisero di regalare un pezzo della stoffa dei loro vestiti al bambino. L’abito di Arlecchino divenne così il più colorato ed originale mai realizzato grazie alla generosità altrui.
Questa che vi abbiamo appena narrato è la favola legata proprio alla maschera di Arlecchino che, in realtà, affonda le sue radici nell’antica ritualità agricola e prende forma vera e propria con la Commedia dell’Arte discendendo direttamente da Zanni. Tra le maschere più famose ed amate, Arlecchino è un servo decisamente pigro ma, al tempo stesso, agile, vivace e dalla battuta pronta, in alcuni casi persino sboccato; con il suo fare burlone e scapestrato si ingegna nell’architettare truffe e imbrogli destando sempre una certa simpatia visti i continui fallimenti incontrati.
Balanzone
Forse meglio conosciuto come il Dottor Balanzone, questa maschera è originaria di Bologna ed incarna pedanteria e superbia. Balanzone, a seconda dei casi, può essere un medico oppure un giurista, indossa la toga e si esprime non soltanto in dialetto bolognese ma ama citazioni in lingua antica, latina in particolare, che tuttavia spesso si rivelano scorrette o più semplicemente “maccheroniche”.
Questo simpaticissimo personaggio si esprime in maniera prolissa convinto di essere un grande letterato conoscitore di molteplici scienze umane, dispensa consigli, offre insegnamenti ma, in realtà, il più delle volte ama utilizzare parole dotte infilandole l’una dietro l’altra senza un nesso logico. Brontolone per eccellenza, Balanzone non perde occasione per dare il via ai suoi leggendari sproloqui spesso del tutto fuori contesto.
Bartoccio
Maschera tipicamente umbra, nonché simbolo della città di Perugia, Bartoccio è conosciuto soprattutto per il suo mettere alla berlina cattivi amministratori e costumi attraverso le celebri bartocciate. Nata intorno al ‘600, questa maschera di Carnevale si ispira alla figura di un contadino benestante con corpetto rosso e soprabito verde, un po’ rozzo ma allo stesso tempo saggio.
Brighella
Proprio come Arlecchino, anche Brighella è nato a Bergamo ed è qui che diviene un servo astuto, opportunista e senza scrupoli. Come suggerisce il suo stesso nome è un attaccabrighe, bugiardo come pochi e sempre intento ad escogitare inganni e frodi per raggirare il prossimo. Brighella è inoltre un abile musicista, cantante e ballerino, si destreggia perfettamente in diversi ruoli, cambiando spesso anche mestiere, ed è perennemente al centro di intrighi e complotti.
La maschera di Brighella deriva anch’essa dal celebre volto dello Zanni e, tra i personaggi principi della Commedia dell’Arte, si evolve ulteriormente fino al settecento quando il teatro lo trasforma in un fedele domestico attento ai desideri del padrone.
Burlamacco
C’era una volta un disegnatore che desiderava creare una maschera di Carnevale da regalare alla sua città, Viareggio. Nonostante gli sforzi il desiderio non prendeva forma ma, una notte, in sogno, ecco comparire tutte le maschere più conosciute ed amate, da Pulcinella ad Arlecchino fino a Rugantino, Pierrot, Balanzone e Capitan Spaventa, intente a divertirsi e danzare insieme prima di volgere lo sguardo sui suoi inutili sforzi. Insieme le maschere decisero di aiutare il disegnatore donando ognuna un elemento del proprio costume. Dalla loro generosità nacque quindi Burlamacco, amato e omaggiato dall’intera Viareggio. (Favola di Elisabetta Salvatori)
Burlamacco è la maschera ufficiale del celebre Carnevale di Viareggio ed è anche la più recente delle maschere italiane. Viene rappresentato come un pagliaccio con indosso elementi propri di altri personaggi provenienti dalla Commedia dell’Arte ossia un abito a scacchi bianchi e rossi, un copricapo rosso ed un mantello nero.
Capitan Spaventa
Con ogni probabilità si tratta della maschera più vanagloriosa della tradizione teatrale ed il suo creatore, Francesco Andreini, fa in modo che così si presenti al pubblico: “Io sono il Capitano Spavento da Valle Inferna, soprannominato il Diabolico, Principe dell’ordine equestre, Termigisto cioè grandissimo bravatore, grandissimo feritore e grandissimo uccisore, domatore e dominator dell’universo, figlio del Terremoto e della Saetta, parente della Morte, e amico strettissimo del gran Diavolo dell’Inferno.”
Capitan Spaventa è originario della Liguria, è uno spadaccino vanitoso sempre pronto a donarsi all’amore. Indossa un vestito dai toni accessi con strisce gialle e arancio, il suo berretto è decorato con piume ed ovviamente non si separa mai dalla sua spada.
Cassandro
Solitamente terzo incomodo nelle storie d’amore e bersagliato dalle prese in giro, di indole avara ed anche presuntuosa, Cassandro è stato vittima di così tante burle che, ormai invecchiato, a qualsiasi domanda ha preso l’abitudine di rispondere con un “non è vero“.
Il personaggio di Cassandro nasce a Siena nel lontano ‘500 e, scomparso per un po’ dai teatri, rinasce due secoli dopo tra l’Italia e la Francia configurandosi proprio come la maschera con il cappello a tricorno adagiato su di una parrucca gialla.
Colombina
Fidanzata e moglie di Arlecchino, Colombina è spesso al centro delle attenzioni di Pantalone. Servetta furba ed adulatrice, è particolarmente vicina alla sua padrona (Rosaura) prendendo di frequente parte a sotterfugi domestici ed amorosi, si diverte inoltre a beffeggiare chi la circonda.
La maschera di Colombina è originaria di Venezia ed incarna proprio la furbizia delle ancelle, la sua storia affonda le radici nelle opere di Plauto e si afferma poi nuovamente intorno al ‘500 grazie alla Compagnia degli Intronati.
Corallina
Per caratteristiche molto simile a Colombina, è in un certo senso una sua evoluzione. Anche Corallina è infatti una serva maliziosa ed adulatrice, dalla lingua sciolta, furba e complice della padrona.
Corallina nacque a Parigi dal personaggio portato a teatro dall’attrice italiana Anna Veronese che, nel 1744, si esibì accanto a suo padre in una commedia intitolata “Il doppio matrimonio di Arlecchino“.
È una ragazza graziosa e affettuosa, innamorata del giovane Florindo con il quale comunica anche grazie alla complicità di Colombina.
Coviello
Maschera napoletana della Commedia dell’Arte, Coviello (diminutivo di Giacomino) non assume un ruolo marcatamente definito ma, a seconda della narrazione, muta da oste a servo, da padre di famiglia a menestrello, da sciocco a furbetto. Il suo aspetto varia a seconda dell’interpretazione presentando tuttavia come elemento costante il mandolino.
Fagiolino
Maschera bolognese per eccellenza, Fagiolino è un semplice popolano dal temperamento un po’ monello, di indole agguerrita che lo vede sempre pronto a prendere a bastonate chi se lo merita. È alla continua ricerca di denaro e fortuna che lo portano a vivere mille avventure.
Il personaggio di Fagiolino trae origine da un burattino e diviene in seguito famoso nella Commedia dell’Arte ricordando anche lui il celebre Zanni.
Farinella
Maschera pugliese tipica del Carnevale di Putignano, Farinella viene oggi rappresentata con un abito multicolore ed un cappello che ricorda quello di un giullare. In passato i colori caratterizzanti erano invece il rosso e il blu, simboli della città, ed il suo cappello presentava tre punte, allegoria dei tre colli sui quali sorge Putignano. Il suo nome è ispirato alla farina ricavata da ceci e orzo tipica del luogo ed incarna il carattere delle genti del luogo.
Florindo
Giovane affascinante, Florindo incarna nella Commedia dell’Arte il ruolo di “Innamorato” e, a seconda della narrazione, corrisponde o meno i sentimenti di Rosaura. All’interno della produzione letterale la relazione tra gli innamorati diventava il punto di partenza non solo della narrazione ma anche dell’intreccio comico.
Fracanapa
Nata nei primi dell’800 come marionetta, la maschera di Fracanapa è originaria di Verona. Mostra sempre un aspetto curato, ama il vino e la buona tavola e, a seconda delle rappresentazioni, può essere ricco o povero, stolto oppure furbo. Ha una parlata molto particolare volta ad enfatizzare le sillabe.
Frappiglia
È la maschera tradizionale abruzzese, un contadino saggio proveniente da un ambiente semplice. Il suo nome è una descrizione dell’ospitalità della regione: “fra” vuol dire “frate” e “piglia” indica “prendere”, tipica espressione utilizzata dal padrone di casa offrendo ristoro agli ospiti. Si racconta che riuscì ad ingannare anche il diavolo vendendogli l’anima per del cibo e riuscendo a stipulare un contratto che gliela restituisse. Ritornato dagli inferi, porta ancor in volto i segni della sua permanenza tra i dannati.
Giacometta
Tra le maschere femminili del Carnevale tradizionale italiano troviamo la figura di Giacometta, moglie di Gianduja e perfetta espressione della donna piemontese. Sempre al fianco di suo marito per sostenerlo, Giacometta è una donna semplice ma dalla spiccata intelligenza, incarna coraggio e spirito pratico. Il suo costume si ispira alla tradizione folkloristica del luogo, indossa infatti una lunga ed ampia gonna, camicia e corsetto abbinati ad un immancabile scialle e ad un copricapo voluminoso.
Gianduja
Indossa un panciotto giallo bordato di rosso così come la sua giacca marrone, porta una parrucca con codino e il caratteristico cappello a tricorno, stiamo ovviamente parlando di Gianduja. Questa maschera nasce a Torino nel ‘700 e rappresenta il più classico dei popolani del luogo: bonario, amante del vino e della buona tavola, sempre allegro ed altrettanto distratto.
Il nome del personaggio deriva dall’espressione piemontese “Gioan d’la douja” (Giovanni del boccale) e con ogni probabilità va a sostituire il precedente Gerolamo. In origine era infatti proprio questo il nome della maschera ma, quando Napoleone prese il potere, si decise di cambiarlo per evitare eventuali allusioni a Gerolamo Bonaparte, parente dell’Imperatore.
Giangurgolo
Ci spostiamo adesso in Calabria per scoprire la figura di Giangurgolo che incarna alla perfezione le caratteristiche di una persona dedita alle chiacchiere, all’ingordigia e sempre ridotta alla fame. Intorno al ‘600 il suo intento primario era quello di prendersi gioco dei dominatori spagnoli e aragonesi anche se viene spesso deriso per il suo aspetto fisico.
Gioppino
Ha tre grossi gozzi dei quali va molto fiero, tanto da definirli “coralli” oppure “granate”, indossa un morbido cappello e non si separa mai dal suo bastone. Gioppino è un contadino rubicondo e buffo, utilizza un linguaggio rozzo e sempliciotto, ma in realtà è di indole piuttosto scaltra non disdegnando guadagni facili. Ama il buon vino ed il buon cibo e si dichiara apertamente innamoratissimo della moglie Margì, dalla quale ha avuto un figlio di nome Brontolì.
Gioppino è una maschera bergamasca che prende vita all’incirca nell’800 partendo da una tradizione burattinaia che lo eleva a protagonista di varie produzioni per il teatro.
Landzette
Uno dei Carnevali più pittoreschi e particolari d’Italia è sicuramente quello della Valle d’Aosta e, più precisamente, della zona del Gran San Bernardo che prende il nome di Coumba Freida. Il costume tipico di questa celebrazione è il Landzette, una maschera pittoresca le cui vesti si ispirano a quelle dei soldati di Napoleone che nell’800 transitarono proprio nella valle del Gran San Bernardo. Quelli delle Landzette sono abiti costosi e pregiati, realizzati completamente a mano: sul fondo rosso vengono applicati decori e perline, paillettes e specchietti che risplendono allontanando con la loro luce le forze maligne, il capo è adornato di fiori mentre il volto è coperto da una maschera originariamente realizzata in legno, tra le mani stringe un crine di coda di cavallo.
Mamuthones
I Mamuthones sono le maschere tipiche del Carnevale di Mamoiada in Sardegna. Si tratta di maschere antichissime che da secoli sfilano danzando tra le strade cittadine sebbene il loro significato rimanga ancor oggi un mistero. Indossano sul viso una maschera nera realizzata in legno, sul corpo pelli di pecora nera mentre sulla schiena portano degli enormi campanacci.
Meneghino
È la maschera milanese per eccellenza ed incarna diversi ruoli a seconda delle occasioni: ora servo ora padrone, mercante astuto o contadino sciocco. Meneghino ha l’abitudine di burlarsi di nobili ed aristocratici per i loro vizi e difetti, è dotato di buon senso, dignità ed anche di una certa dose di saggezza. Meneghino non indossa la maschera ma si mostra sempre a viso scoperto privo di qualsiasi trucco.
Le origini di questa maschera sono piuttosto incerte, potrebbero affondare direttamente nel “Menecmi” di Plauto oppure riferirsi semplicemente alla denominazione dei servi utilizzati in occasione della domenica, i “domenighini”. La sua consacrazione teatrale risale in ogni caso al ‘600 quando Carlo Maria Maggi creò il personaggio che oggi tutti conosciamo.
Meo Patacca
Attaccabrighe, nonché incline alla rissa e allo scontro, Meo Patacca è il classico esempio del bullo di quartiere. Adora utilizzare la fionda come arma e non si separa mai dal suo coltello, parla in dialetto romanesco ed ha un carattere un po’ difficile e scontroso ma riscuote sempre grande simpatia.
Il suo nome deriva dalla “patacca” ossia la misera paga del soldato (corrispondente a cinque carlini) e rappresenta il quartiere di Trastevere, il più popolare di Roma.
Mezzettino
Servo astuto, imbroglione e spregiudicato, sempre pronto a servirsi degli altri a proprio vantaggio. È anche un abile musicista, grande amatore e disposto ad aiutare il proprio padrone nel risolvere intricate vicende amorose. Indossa un costume a strisce verticali bianche e rosse e non porta la maschera.
Mezzettino, che fa la sua comparsa sulle scene teatrali sul finire del seicento, potrebbe rappresentare in realtà l’ennesima variazione delle maschere di Arlecchino e Brighella e, infatti, anche in questo caso, si ispira al personaggio dello Zanni.
Mosciolino
Mosciolino è la maschera della città di Ancona e la sua storia narra di un ragazzino orfano dedito alla pesca dei mitili, sempre in spiaggia con indosso vestiti sbiaditi dal sole, con pezzi di reti e gusci sempre in tasca nonché diverse alghe tra i capelli. Un giorno sentendo un gran frastuono Mosciolino si reca in città e scopre che si sta festeggiando il Carnevale e si sta cercando il vincitore del concorso che premia la più bella maschera. Il ragazzo rimane nascosto a lungo finché non scorge un carro dedicato a Nettuno, incuriosito esce alla scoperto e viene trascinato sul palco per essere insignito del premio tanto ambito da tutti. Nonostante spieghi che il suo non è un travestimento viene ugualmente premiato dando vita così ad una nuova maschera, quella di Mosciolino.
Pantalone
Ricco mercante veneziano, Pantalone è estremamente avaro e, nonostante sia un po’ in là con gli anni, ama la compagnia di giovani donne e infatti non perde occasione per lanciarsi alla conquista di cortigiane e servette. Viene anche definito Magnifico per i modi ricchi di fascino con i quali si rivolge alle donne ma in realtà sa essere anche burbero ed incline ai borbottii.
Pantalone è una delle maschere più longeve della Commedia dell’Arte e, nata intorno al ‘500, sopravvive attraverso i secoli riscuotendo sempre grande successo. Indossa una tuta rossa con una zimarra nera e non si separa mai dalla sua borsa carica di monete.
Peppe Nappa
Servo sciocco e svogliato che non perde occasione per combinare guai, Peppe Nappa (o Beppe Nappa) è una maschera siciliana amante del cibo e con una certa predilezione per la scrocconeria affermandosi come il fannullone per eccellenza. Viene spesso punito per le sue marachelle ed indossa una casacca con maniche lunghissime alquanto datata.
Si tratta di una delle maschere più antiche della tradizione della Commedia dell’Arte e si afferma proprio in concomitanza con la sua nascita, all’incirca nella seconda metà del XVI secolo. Il nome “nappa” deriva dal dialetto siciliano e vuol dire “toppa” riferendosi agli abiti laceri e rattoppati simbolo per eccellenza della povertà. Peppe Nappa è la maschera simbolo del Carnevale di Sciacca che annualmente gli dedica un carro in occasione della tradizionale sfilata.
Pierrot
Ricorda l’amore malinconico per la sua espressione triste ed è sicuramente la maschera più incline a vivere intense emozioni invece di darsi al divertimento ed alla buona tavola. Pierrot è un servo di grande intelligenza e pigrizia, spinto a cercare il giusto ed a risolvere i problemi in cui si caccia il proprio padrone.
Il personaggio di Pierrot nasce in Italia sul finire del cinquecento con il nome di Pedrolino e viene poi portato in Francia dalla Compagnia dei Gelosi come ennesima variazione dello Zanni. Oltralpe riscosse un successo enorme entrando a far parte a pieno titolo delle commedie francesi con il nome rivisitato di Pierrot.
Pulcinella
Servo di indole decisamente furba, Pulcinella si adatta a svariati ruoli e, tra i vicoli di Napoli, diviene fornaio, mercante, contadino ed ovviamente anche truffatore e ciarlatano. È sempre alla ricerca del giusto metodo per guadagnare qualche soldo, anche se ciò vuol dire ingannare il prossimo, in fondo è però anche un credulone ed incapace di mantenere il minimo segreto.
Con ogni probabilità Pulcinella è una delle maschere tradizionali italiane più antiche, la sua origine potrebbe affondare le radici in epoca romana per poi risorgere con il Teatro dell’Arte e diventare il simbolo della città di Napoli.
Rosaura
Figlia di Pantalone, Rosaura ha sotto il suo servizio la già citata Colombina. Suo padre è un ricco mercante e infatti Rosaura vive in uno splendido palazzo che si affaccia sul Canal Grande di Venezia. Di indole vanitosa e vivace è innamorata del galante Florindo manifestando spesso una certa gelosia. L’amore tra i due giovani è tuttavia ostacolato da Pantalone che viene però spesso ingannato grazie alla complicità di Colombina.
Rugantino
In origine Rugantino rappresentava il bullo romano per eccellenza, di indole provocatoria ed insolente ma, nel corso del tempo, il personaggio si è modificato andando ad incarnare i sentimenti di quella Roma popolare incline alla giustizia ed alla solidarietà assumendo un carattere decisamente più pigro e bonario.
Il nome di questa maschera, sicuramente la più famosa di Roma, deriva proprio dal termine romanesco “ruganza”, ossia l’arroganza. Rugantino nasce quindi come caricatura della gendarmeria, indossando anche gli abiti di un gendarme, per poi divenire cittadino comune, un popolano redento.
Sandrone
È un contadino ignorante ma decisamente furbo, grossolano ma al tempo stesso scaltro ed alla continua ricerca del giusto affare. Rappresenta il popolo umile, spesso maltrattato, e desideroso di un riscatto sociale: ad esempio Sandrone cerca sempre di esprimersi in italiano con risultati decisamente comici.
La maschera nasce a Modena dalla tradizione burattinaia e soltanto dall’800 venne impersonato da attori di teatro. Indossa una giubba scura con gilè a pois e viene ritratto sempre in compagnia di un fiaschetto di vino.
Scaramuccia
Un linguaggio colorito ed in alcuni casi decisamente volgare, donnaiolo, vanitoso e millantatore, queste sono alcune caratteristiche del celebre personaggio Scaramuccia che, nato in Italia, ottenne un grandissimo successo in Francia.
Il suo obiettivo primario rimane quello di conquistare giovani donne, spesso tramite l’inganno, e infatti viene ritratto insieme al suo inseparabile mandolino, ed in una mise elegante e fascinosa.
Stenterello
Servo, marito tradito, chiacchierone, saggio e ingegnoso ma al tempo stesso pauroso ed impulsivo. Stenterello rappresenta il popolano fiorentino, pronto ad affrontare le avversità con un sorriso nonostante sia sempre messo a dura prova da ingiustizie di ogni genere.
Stenterello è la maschera tradizionale di Firenze, creata da Luigi Del Buono nel ‘700 che, dopo aver assistito al successo riscosso da Pulcinella tra i napoletani, volle dare ai fiorentini un personaggio nel quale identificarsi e che li rappresentasse.
Tartaglia
Questo personaggio ricorda per certi versi il Dottor Balanzone e Pantalone e, infatti, si mostra in alcuni casi pedante rivestendo anche il ruolo di avvocato. Tartaglia è decisamente goffo, soffre di una forte miopia, di balbuzie e si mostra inoltre povero di contenuti umani.
A seconda delle scene diviene servo, avvocato o mercante ma, indipendentemente dal ruolo, le sue caratteristiche comiche rimangono invariate.
Vulon
Maschera ufficiale del Carnevale di Fano, tra i più antichi d’Italia insieme a quello di Venezia, Vulon nasce nel 1951 dalla matita di Melchiorre Fucci. Il termine Vulon, di origine francese, sta ad indicare una persona boriosa, vanitosa, superba e gradassa. Viene ritratto come un menestrello spavaldo e buffone con cilindro e monocolo, dal sorriso beffardo ed il naso adunco.
Scritto da: Ilenia Il: 28 Gennaio 2019
Ciao bellissimo lavoro lo cercavo per raccontarlo a mia figlia di 6 anni ora che si avvicina carnevale… un consiglio se posso essendo Piemontese…. Gianduia aveva una fidanzata che si chiamava Giacometta :-) se inserissi anche lei tra le dame sarebbe perfetto! Grazie
Scritto da: Luisa Zafferri Il: 6 Febbraio 2019
troppo divertente e la storia delle maschere molto belle
Scritto da: Ernesto Frau Il: 21 Febbraio 2019
Manca una regione, la Sardegna è la sua maschera è il mamutones che viene proposta come da tradizione a mamoiada
Scritto da: Michela Il: 21 Febbraio 2019
Salve Ernesto, in realtà nell’elenco è presente :)
Scritto da: laura Il: 2 Marzo 2019
Bellissimo, complimenti, ho fatto copia/incolla delle maschere e spiegazione citando il vostro interessante blog, vi ringrazio, un abbraccio, :-)
Scritto da: FRANCESCA Il: 4 Marzo 2019
BELLISSIMI
Scritto da: Bianca Il: 18 Febbraio 2020
Complimenti, un gran bel lavoro.
Scritto da: Giovanni Grassi Il: 20 Febbraio 2023
Siete bravissimi e con questo sto ho potuto colorare le mie maschere per Carnevale